In questa guida spieghiamo come scrivere nome e cognome in una lettera.
Molti si chiedono se si scriva prima il nome o il cognome. Le opinioni in merito sono tante ma secondo la lingua italiana è corretto iniziare prima con il nome per poi proseguire con il cognome, nonostante in alcuni contesti, soprattutto istituzionali o professionali, spesso si preferisca procedere al contrario. Risulta essere sempre preferibile, tuttavia, utilizzare la formula corretta, a prescindere dalle occasioni in cui si firma.
In caso di eventuale secondo nome la formula di scrittura sarà nome – secondo nome – cognome.
L’utilizzo di una formula ormai divenuta consuetudine è utile soprattutto nei casi in cui diventa difficile comprendere quale sia il nome e quale il cognome. Essere, quindi, a conoscenza di un utilizzo usuale, può aiutare chi di dovere a distinguere i due elementi.
Il cognome viene utilizzato per primo nel caso di elencazioni alfabetiche, come l’elenco telefonico. In questo caso è preferibile l’impiego del cognome per favorire la funzionalità.
Da quello che abbiamo appena dichiarato è, quindi, chiaro che scrivendo una lettera bisognerà sempre presentarsi o concluderla con il nome seguito dal cognome. Lo stesso si dovrà fare nelle firme.
La regola, al contrario, non ha valore nei contesti di scrittura creativa, in cui non bisogna seguire dettami specifici.
L’Accademia della Crusca, la più antica accademia linguistica del mondo, che raccoglie esperti e studiosi di linguistica e filologia della lingua italiana, si è espressa in merito all’utilizzo del nome e del cognome.
Ha dichiarato che è necessario utilizzare prima il nome, anche nel caso dei secondi nomi. Solo nel caso in cui sia necessario inserire i dati all’interno di una bibliografia si potrà scegliere di separarli con una virgola e di farli precedere dal cognome, per esempio Rossi, Mario Giuseppe.
Nel lontano 1940 lo stesso Giuseppe Fragale scriveva Alcuni impiegati di limitata cultura pretendono che la firma si apponga senz’altro col cognome innanzi, come se si trattasse di regola assoluta o di legge di stato.
Pochi mesi dopo, Nereo Sacchiero aggiunge Eccettuato il caso di elenchi o indici che per comodità di ricerca richiedono lo stretto ordine alfabetico non c’è nessuna ragione di discostarsi dalla tradizione che consiglia di mettere innanzi il nome al cognome.
Nereo Sacchiero fa riferimento anche al Codice civile e alla legge sull’Ordinamento di Stato civile: si stabilisce che, quando è necessario dare disposizioni personali, è opportuno specificare prima il nome e poi il cognome.
L’utilizzo della formula, nome – cognome, è, quindi, non solo una questione di correttezza linguistica ma anche una metodologia suffragata da disposizioni legali, nonostante nei primi tempi la pubblica amministrazione abbia preferito utilizzare la formula cognome e nome.
La ragione della formula è storica, secondo quanto affermato da Giovanni Nencioni nel 1995. Il cognome nasce come specificazione aggiunta al nome della persona. E come ogni specificazione va inserito successivamente al sostantivo a cui si riferisce.
Il mancato utilizzo è derivante, secondo alcuni, dalla scuola che impiega per definire i suoi studenti il cognome.
Nel resto del mondo i costumi sono differenti.
L’Islanda, per esempio, non prevede i cognomi ma solo i patronimici o i matronimici che servono a differenziare i figli maschi dalle femmine. Gli islandesi antepongono il nome anche negli elenchi, cosa che in Italia non avviene.
Il patronimico, utilizzato già durante il periodo della Bibbia ebraica e nell’onomastica greca indica il vincolo con il proprio padre, figlio di.
Risulta essere utilizzato non solo in Islanda, ma anche in Russa dove ogni persona è identificata da nome, patronimico e cognome.